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LA RAGAZZA DEL LAGO regia di Andrea Molaioli

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  20/09/2007 00:35:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
M come Mostro, Murder, Malattia, Malessere.
Pur auspicando un ritorno al film di genere, devo dire che l'esordio di Molaioli è un Piccolo Grande Miracolo del Nostro Cinema.
Un film che riesce a combinare egregiamente proprio il cinema di genere e le influenze d'oltreoceano con uno sguardo Italiano che, comunque la pensino i vari detrattori, è l'unico manifesto tangibile di Riconoscibilità del Nostro Cinema.
Tratto da un romanzo (cfr. "Lo sguardo di uno sconosciuto" di Karim Fossum) che non avevo mai letto, ha oltretutto il potere di ispirare una certa letterarietà senza essere smaccatamente didascalico.
Il commissario Tony Servillo, un pò Ubaldo Lay e un pò Duca Lamberti, è uno di quei personaggi "chiave" che spesso mancano al nostro cinema, e in tutta coscienza un'altro paese l'adotterebbe come degna Icona di una serie di thriller cinematografici post-sequel.
Ma qui non siamo un paese di sequel e difficilmente vedremo questo film ai primi posti tra i campioni d'incasso.
Male, molto male, perchè il film merita e molto: una storia efficace, sorretta da ottimi dialoghi (e da una ventata d'ironia "macabra" che sembrava dimenticata dai più) e interpretata da ottimi attori: Servillo, sempre più erede di Volontè, la Bonaiuto, una Golino finalmente sobria, un redivivo Antonutti laido e grandioso, un Gifuni una tantum valorizzato.
Un film dove "tutti sono colpevoli e hanno commesso delle colpe", un mix di Agatha Christie e Twin Peaks, dove la "nostra Laura Palmer", Anna, diventa fantasma e Presenza Oscura (testimone) delle meschinità altrui.
Notevoli la regia di Molaioli, cineasta di sicuro avvenire (le sequenze sul lago, l'aria malsana e tranquilla della provincia, le parole di Anna filtrate dai cd-rom, la confessione della Golino) e la direzione degli attori.
Alla fine anche l'identifcazione del Colpevole e la sua confessione diventano una ruotine, una formalità in un luogo che non esita a nascondere e nascondersi.

E' vero il film si prende troppo sul serio, a volte, e cede debolmente all'ambizione di visualizzare un fantasma, quello di Anna che attraversa la strada e guarda da lontano il commissario.

Ma teniamoci quest'8 pensando tardivamente che, in fondo, non tutto è perduto per il nostro cinema: e questo è un'esempio lodevole svincolato dai premi (fuori concorso al festival di Venezia) e, purtroppo, ai gusti del grande pubblico
maremare  20/09/2007 00:38:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ciao lucone, come era prevedibile il miglior film italiano a ve era fuori concorso.. bha.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  20/09/2007 01:05:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Proprio così e non me l'aspettavo...
Invia una mail all'autore del commento NEO78  20/09/2007 10:20:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
non concordo sul voto troppo alto, ma capibile per incitare il cinema italiano :), ma concordo assolutamente su Servillo come erede di volontè
Glendhi  20/09/2007 15:51:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo il parallelismo Anna-Laura Palmer...ci avevo pensato anche io :-)