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MASTERS OF HORROR: SULLE TRACCE DEL TERRORE regia di Takashi Miike

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HATEBREEDER     9 / 10  15/12/2006 13:38:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il geniale regista orientale evolve ulteriormente l'universo onirico a cui ci aveva abituato, estremizzando ulteriormente rispetto ai precedenti lavori la sua tipica violenza visiva e il suo pessimismo nei confronti della vita stessa. Svariati ed estremamente diversi tra di loro sono i temi trattati da questo piccolo, grande "Imprint": lo stupro, la vendetta, l'aborto, l'avidità, l'invidia, il tradimento, tutti sbattuti "in your face", come a comporre un sadico campionario delle miserie umane da cui nessuno può sperare di fuggire.

Evidente il rimando a quel capolavoro che è "Audition", con una tortura di ancor più difficile sopportazione anche se leggermente più fine a se stessa, quasi come una sorta di autocelebrazione delle proprie capacità di provocare disgusto, mettendo in mostra la mortificazione fisica e psicologica della vittima di turno. Il Miike autocitazionista si scatena inoltre con un continuo rimescolamento delle carte in tavola, come già fece in "Gozu": estri di Lynchiana memoria, mediante i quali ci viene descritta una verità apparentemente assoldata, che viene poi rivoluzionata in maniera totale, spazzando via qualsiasi eventuale barlume di positività che poteva essersi creato, per far posto ad un inesorabile e crescente orrore.

Ogni singolo fotogramma che compone i frequenti flashback della protagonista trasuda di poetica perversione: in una atmosfera che ricorda a tutti gli effetti quella di una fiaba, ci vengono mostrate una serie impressionante di spietate efferatezze, che passano davanti agli occhi dello spettatore con elegante, ma altrettanto fredda disinvoltura.
Questa pellicola sembra essere lo strumento di una feroce critica all'intero genere umano, accentuata da una messa in scena della morbosa, indiscutibile fantasia visionaria (in questo caso anche incontrollata) che possiede il suo autore.

Questa volta Miike ci mostra un suo lato ancora più oscuro (chissà fin dove riuscirà a spingersi) non lasciando nessuno spazio alla bontà, alla pietà, o a qualsiasi sentimento benevolo, poichè qui non esistono eroi, ma solo antieroi, e la cattiveria, la crudeltà da essi sprigionata è tremenda oltre ogni limite, totale: benvenuti nel suo piccolo, personalissimo inferno.