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DOGMAN (2023) regia di Luc Besson

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stratoZ     6½ / 10  04/11/2023 15:49:42 » Rispondi
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

L’ultimo film di Besson è un’opera interessante, con dei caratteri in linea col suo stile, solitari, incompresi, sopra le righe ma soprattutto molto riflessivi e dalla grande consapevolezza della propria condizione.

Dogman si pone un po’ a metà strada tra il dramma e il thriller, non tralasciando le componenti di nessuno dei due, dalla narrazione in flashback vi è un approfondimento quasi completo delle esperienze e soprattutto dei traumi del protagonista, dei sogni e dei rimpianti, degli affetti e delle delusioni, insomma a fine film sembra di essere vissuti sempre accanto a lui, di conoscerlo per bene, nulla è lasciato non spiegato, è per questo che la componente drammatica è molto forte, così come quella psicoaffettiva, non è casuale la presenza della psicologa, forse la prima persona nella sua vita con la quale si può confidare.

Tra la denuncia alle coercizioni di una figura paterna dispotica e violenta e la disillusione nel credere non sia rimasto nulla di buono negli esseri umani, il protagonista fonda la sua personalità, si aggiunge anche un po’ di critica religiosa qui restata ultimo baluardo di speranza di una persona disperata, il tutto è reso benissimo da Caleb Landry Jones qui meravigliosamente in parte e capace di passare tutta la sua sofferenza allo spettatore.

Se si perdona qualche forzatura narrativa, specialmente negli aspetti thriller riguardanti le malefatte del personaggio - mai davvero malefatte secondo il suo punto di vista, e qui Besson ne approfitta per rimettere in discussione bene e male, ma anche collocare l’essere umano all’interno del contesto - mi ha un po’ infastidito lo stile ridondante e alla ricerca dell’epico di Besson, col personaggio spesso con la battuta pronta, alla ricerca della frase ad effetto per cercare di far riflettere lo spettatore sulle tematiche, frasi che risultano spesso didascaliche e che sanno di troppo nel quadro di un film che già comunica bene con le immagini.

Carini gli aspetti tecnici con la fotografia al neon tipicamente postmoderna fatta di neri e colori accesi, ogni tanto glitterati, che un po’ mi hanno ricordato le avventure dei personaggi di autori contemporanei come Refn e Noé, ma Besson non ne raggiunge l’estremismo se non in qualche digressione eccessivamente nichilista ma pur sempre votata alla sopravvivenza.

In definitiva penso sia un film discreto, comunque una ripresa per Besson che personalmente negli ultimi anni mi aveva regalato più delusioni che gioie.