Recensione strange days regia di Kathryn Bigelow USA 1995
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Recensione strange days (1995)

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locandina del film STRANGE DAYS

Immagine tratta dal film STRANGE DAYS

Immagine tratta dal film STRANGE DAYS

Immagine tratta dal film STRANGE DAYS

Immagine tratta dal film STRANGE DAYS
 

Strani giorni

"Strange days have found us
And through their strange hours
We linger alone
Bodies confused
Memories misused
As we run from the day
To a strange night of stone"

Direttamente dal pezzo dei Doors (presente in colonna sonora) arriva il titolo del film della Bigelow, e sono davvero strani giorni quelli che si vivono attraverso le immagini spettacolari e angosciose che vediamo sullo schermo. Sul filone del genere cyberpunk, di cui "Blade Runner" fu irraggiungibile capostipite, la Bigelow ci racconta di un futuro che, all'uscita del film (1995), era molto prossimo: ci troviamo infatti negli ultimi giorni del XX secolo, in una Los Angeles sconvolta dai disordini scoppiati in seguito all'uccisione del rapper nero Jericho One, leader del movimento per la difesa dei diritti della popolazione di colore.
Come spesso ribadito nei dialoghi, l'atmosfera è realmente millenaristica: ognuno - e ognuno a proprio modo - sembra voler vivere fino in fondo quei momenti, perché il terrore collettivo è quello del "millennium bug" preconizzato negli anni precedenti, il completo reset dei sistemi informatici che, secondo alcuni, avrebbe provocato un collasso dell'economia mondiale. L'estremo realismo della ricostruzione temporale viene arricchito dalla presenza di una nuova "sostanza" stupefacente: lo squid, un apparato che, influendo sull'attività cerebrale, consente di rivivere esperienze di vita altrui, registrate da un dispositivo collegato alla corteccia cerebrale.
Lenny Nero (uno straordinario Ralph Fiennes), ex poliziotto, è al contempo spacciatore e drogato di squid e riceve una clip girata da Iris, prostituta ed amica di Faith, la ragazza che l'ha lasciato per un produttore discografico che promette di lanciarla nel mondo del punk-rock.
La clip contiene un filmato cui sono particolarmente interessati anche alcuni poliziotti che, dopo aver tentato di eliminare Iris, appena scoprono che Lenny ne è entrato in possesso, cercano in ogni modo di uccidere anche lui e la sua amica Mace, autista di limousine e legata a Lenny da un debito di riconoscenza.
I colpi di scena si succedono, nulla è come appare, gli amici divengono improvvisamente infidi e viscidi sconosciuti e tutto si risolve in un finale purificatore e apparentemente consolatorio, allo scoccare della mezzanotte del 2000: uno spartiacque che sembra dividere il caos dall'ordine, i rimpianti dalla speranza, ma che ci lascia nel dubbio di ciò che accadrà l'indomani.

"Sono il Babbo Natale del subconscio"

"... io sono il tuo confessore, sono... sono il tuo strizzacervelli, io sono il tuo collegamento diretto alla centralina delle anime. Io sono l'Uomo Magico, il Babbo Natale del subconscio. Lo dici, lo pensi, puoi averlo. "
Questo dice Lenny, suadente, a chi si avvicina per la prima volta all'ipnotico mondo dello squid: chi non vorrebbe non solo guardare, ma anche vivere un brano della vita altrui, provando le stesse reazioni sensoriali che ha esperito il protagonista? Lo squid è pornografia, estremizzazione del vouyerismo, una perfetta macchina psicotropa per entrare completamente nella vita altrui, facendola propria anche solo per pochi minuti.
Gli effetti dello squid ci vengono mostrati già nella prima scena, una lunga, velocissima e spettacolare soggettiva di una rapina vista dagli occhi di chi la commette; ciò che ci impressiona non è solo il comportamento dei fruitori delle clip, ma anche quello di chi, deliberatamente, dà in pasto brandelli della propria vita.
Talvolta, come in un vero snuff movie, i filmati si concludono con la morte del protagonista, ed è ciò che accade a Iris, che muore per mano di un maniaco il quale, mentre le usa violenza e la soffoca, le fa rivivere attraverso uno squid collegato alla sua corteccia cerebrale le proprie sensazioni: il risultato è una sorta di cortocircuito mentale che aumenta la paura della vittima, rendendo la morte ancora più orrenda di quanto sia. La Bigelow supera un tabù: uno stupro filmato da una regista donna, e ottiene un effetto psicologico devastante, pur inquadrando solo la ragazza per tutta la durata della violenza.

Lenny, oltre a spacciare le clip, ne è del tutto dipendente: da quando Faith l'ha abbandonato non riesce a vivere nel presente, ma solo attraverso i filmati da lui stesso girati nei momenti più felici della loro storia; emozioni riciclate che gli permettono di non pensare alla sua vita depressa e in perenne fuga dai suoi ex colleghi che vorrebbero stroncare il commercio della nuova droga.
L'unica persona che riesce a scuoterlo dal torpore dei ricordi è Mace, interpretata da una splendida Angela Bassett, una donna forte e indurita dalla vita, ma tenerissima con suo figlio. Mace lo aiuterà a trovare chi gli ha inviato il filmato della morte di Iris e il colpevole di quell'omicidio e sarà lei, alfine, il personaggio risolutivo della vicenda.
Non solo Lenny e Mace sono tratteggiati con maestria; la riuscita del film, oltre che sulla resa estetica delle immagini e sulla tematica affascinante, si fonda sulla presenza di comprimari delineati con estrema nitidezza: Faith è una Juliette Lewis eccessiva e sopra le righe, disfatta e pronta a tutto pur di avere successo; Max (Tom Sizemore) è una presenza ambigua e inquietante e i poliziotti, nella loro corrotta ferocia, sembrano usciti direttamente da uno dei romanzi losangelini di James Ellroy.

Y2K

A tratti il film sembra un lungo videoclip: le scene di violenza urbana (chiaramente ispirate ai disordini che scoppiarono nel 1992 a Los Angeles, dopo l'uccisione di Rodney King a opera della polizia) sono sottolineate da pezzi rock e alcuni brani sono cantati dalla stessa Faith. Nel finale si riconosce anche Skin degli Skunk Anansie che si esibisce nella notte del capodanno 2000, la cui messa in scena è estremamente realistica e impressionante: chi era in una grande città in quella data non potrà non respirarne l'atmosfera.

In conclusione, dopo "Point Break" e "Strange Days" Kathryn Bigelow, che nasce artista e fotografa, si conferma grande creatrice di film d'azione, coniugando un uso raffinato e mai scontato degli strumenti tecnici con una caratterizzazione estremamente efficace dei personaggi, inquadrati in una interessante sceneggiatura.
"Strange Days" è sintesi straordinaria di ansie collettive e alienazioni personali: la paura del futuro e la vacuità del presente, la violenza della folla e il desiderio di chiudersi di fronte a una realtà fatta di conflitti si fondono in un risultato cinematografico di altissimo livello.

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Recensione a cura di martina74 - aggiornata al 13/01/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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