Recensione secretary regia di Steven Shainberg USA 2002
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Recensione secretary (2002)

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locandina del film SECRETARY

Immagine tratta dal film SECRETARY

Immagine tratta dal film SECRETARY

Immagine tratta dal film SECRETARY
 

Il film ha caratteristiche di originalità senza pari: riesce infatti a trasporre situazioni ed argomenti “socialmente scabrosi” all’interno di una divertente commedia sentimentale, dove l’eros, più o meno stravagante, dei due protagonisti, si emancipa dai vecchi schemi per trasferirsi allegramente nella quotidianità... Nove settimane e ½ era la storia di due amanti trasgressivi... e l’intera vicenda erotica era seguita, dal regista–narratore, con assoluta serietà, con tanto di condanna moralista finale... (quando il protagonista, colpevole di “aver esagerato”, rimane da solo, abbandonato dall’amata Kim Basinger...).

In Secretary non vi è nessuna condanna per la trasgressione, che, simpaticamente, si colloca all’interno di un rapporto di coppia anomalo, dove i due protagonisti, strampalati e stravaganti, sono comunque in buona compagnia: la mamma della ragazza infatti, e lo sfortunato fidanzato, sarebbero certamente soggetti di sicuro interesse per un volenteroso terapeuta... Il film è una commedia, ed ha il pregio di riuscire a far ridere ironizzando sulla follia dei personaggi... perché la definizione di pazzia o stravaganza, è comunque solo e soltanto una convenzione sociale e culturale...

Ecco la trama: Lee esce dall’ospedale psichiatrico, per tornare a casa, e partecipare al matrimonio della sorella... La ragazza riprende, serenamente, la vita in famiglia, dove ritrova, però, tale quale lo aveva lasciato, il dramma della sua vita: un padre alcolizzato ed imbrutalito dall’alcol... E’ per questo motivo che Lee, fin da ragazzina, ha cominciato a ferirsi... tanto più profondamente quanto più forte era la sofferenza che portava nel cuore... Prova quindi piacere nel sentire il dolore fisico, perché la distrae dal suo strazio interiore...

Alla festa del matrimonio rivede, dopo diversi anni, un vecchio compagno di scuola, anche lui uscito dall’ospedale psichiatrico... Il ragazzo è molto stravagante... ed anche un po’ tonto... ma è pieno di buoni propositi, e Lee si fidanza con lui... Nel frattempo, la nostra protagonista si è fatta assumere come segretaria nello studio di un giovane avvocato: Edward Gray... anch’egli molto sui generis... ed ancora traumatizzato da un rapporto sentimentale dolorosamente fallito... Per quanto bizzarro però, Edward Gray, come tutte le persone che hanno sofferto, sa riconoscere la sofferenza: si avvede infatti delle ferite che Lee si infligge da sola, e cerca di aiutarla... dapprima con un discorso fraterno e comprensivo, poi (dando libero sfogo alle proprie fantasie), con qualcosa che sostituisca il piacere del dolore fisico... Così, quando la ragazza, per distrazione, compie errori di ortografia, Edward la sculaccia... Da quel momento iniziano giochetti di sado-maso leggero che riescono a guarire (si potrebbe dire: per omeopatia) la giovane segretaria... che perde per sempre l’abitudine (ed il desiderio) di ferirsi... Il bizzarro titolare diventa così il padrone assoluto dei suoi pensieri... e dei suoi sogni erotici... Avviene così che la ragazza si masturbi, molto comicamente, pensando all’estroso avvocato, e non (chi potrebbe darle torto?) al fidanzato tontolone... Ma Edward comincia a farsi scrupoli di coscienza... si vergogna di se stesso, e viene colto da improvvisi quanto insostenibili attacchi di moralismo: licenzia la segretaria e...

Lo spettatore può prepararsi tranquillamente per un lieto fine, anche se un po’ guastato dalla lentezza di alcuni passaggi finali, e dall’eccessiva inverosimiglianza delle situazioni risolutive...

Un realismo maggiore, in questo caso, avrebbe conferito all’intera storia una sorta di plus valore qualitativo... Il regista ne ha fatto invece una commediola leggera, ma assolutamente originale ed accattivante...

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Recensione a cura di Cristina3455 - aggiornata al 28/04/2003

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