Recensione re della terra selvaggia regia di Benh Zeitlin USA 2012
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Recensione re della terra selvaggia (2012)

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locandina del film RE DELLA TERRA SELVAGGIA

Immagine tratta dal film RE DELLA TERRA SELVAGGIA

Immagine tratta dal film RE DELLA TERRA SELVAGGIA

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Immagine tratta dal film RE DELLA TERRA SELVAGGIA

Immagine tratta dal film RE DELLA TERRA SELVAGGIA
 

... E poi a volte capita di sentir parlare di un film, "Vedilo, è bello!" ti dicono persone di cui tendenzialmente ti fidi, e poi magari quel film ha un titolo accattivante come "Beasts of the southern wild", e così insomma capita di incuriosirsi e di andare a vederlo. E poi capita, dopo la visione, di rimanerne del tutto entusiasti, di rimanere colpiti dalla delicatezza e dall'umanità di quel film, e di continuare a pensarci tutta la notte, e di addormentarsi con in testa il motivo portante della colonna sonora e la flebile vocina di Hushpuppy nelle orecchie, e poi capita di risvegliarsi il giorno dopo senza riuscire a sgombrare la mente dalle immagini del film, come se non ne fossi mai uscito. E allora capisci che devi assolutamente rendere tutto il mondo partecipe di una sensazione così profonda, perché è vero che a volte capita, ma non così di frequente.

Hushpuppy e suo padre Wink vivono in una baraccopoli in un bayou della Louisiana da loro chiamata "Bathtub" ("Grande Vasca", in italiano), isolata dalla città "civilizzata" da una diga. La loro vita felice e spensierata prende una piega inattesa quando una tempesta sommerge il Bathtub e Hushpuppy scopre che suo padre è malato. Intanto gli aurochs, enormi mammiferi preistorici, stanno marciando verso le rovine del mondo di Hushpuppy. O forse solo verso il suo cuore.

Va bene, sgombriamo subito il tavolo da ogni equivoco: questo film è un mezzo capolavoro. Lo è soprattutto perché è scritto e diretto col cuore, in un'industria che al cuore riserva sempre meno spazio in favore della tecnica: è impossibile non fare un paragone con "Lincoln" di Spielberg, contemporaneamente nelle sale, un gioiello di perfezione tecnica ma drammaticamente privo di cuore, appunto, tanto da risultare alla fine pura maniera. "Beasts of the southern wild" invece riesce nel miracolo di prendere una storia piccola piccola e di renderla universale, maestosa, ruggente grazie ad un dosaggio perfetto degli ingredienti necessari per fare un buon film: sceneggiatura, regia e recitazione.

In particolare, la sceneggiatura è il vero punto di forza del film. Oltre alla schietta e spontanea originalità dell'intreccio, "Beasts of the southern wild" è proprio scritto bene. I dialoghi dei personaggi e soprattutto i monologhi di Hushpuppy sono momenti di un'intensità poetica difficile da ritrovare altrove: "When it all goes quiet behind my eyes, I see everything that made me flying around in invisible pieces", riflette la piccola Hushpuppy nel corso del film.
Ma la delicatezza della sceneggiatura si intravede anche nella capacità di rendere la straziante umanità del Bathtub solo grazie a pochi, ponderati dialoghi e a momenti di condivisione dipinti con una cura commovente: le feste nel bayou ("The Bathtub has more holidays than the whole rest of the world") e le cene a tavola tutti assieme a mangiare gamberi e granchi crudi riescono a restituire una dimensione di dignità e serenità immense. E la stessa delicatezza è rivolta alla rappresentazione del rapporto tra Hushpuppy e suo padre Wink: un rapporto fatto di momenti di scontro e di profonda tenerezza, come dovrebbe essere in qualsiasi buon rapporto padre-figlio. La scena del braccio di ferro tra i due, in cui Hushpuppy batte il papà che le chiede urlando " Who's the man?" e cui lei risponde "I'm the man!" commuove molto più di mille parole. E' un dialogo fatto di poche sillabe, ma in quel contesto lacera il cuore mille e mille volte più dei pipponi da diabete del pessimo "La ricerca della felicità" di Muccino, in cui il rapporto padre-figlio era trattato con una superficialità disarmante.
Perfettamente riuscita anche la commistione tra realismo crudo e dimensione favolistica in cui si muove Hushpuppy. Gli aurochs, che affascinano la bambina sin dalla "lezione" di "storia" della "maestra" a "scuola", con la loro incessante marcia verso il Bathtub simboleggiano le paure di Hushpuppy quando si accorge che il padre è malato, e quando lei pensa di "aver rotto qualcosa": "Sometimes you can break something so bad, that it can't get put back together". E proprio per questo l'incontro finale con la bambina acquista un valore simbolico ancora più profondo.

La regia soffre del budget risicato (appena 1.800.000 dollari), ma ciononostante riesce perfettamente ad integrarsi nel bayou ed a renderne lo spirito con delle carrellate di una bellezza struggente. Il continuo gioco di primissimi piani e campi lunghissimi riesce a trasportare lo spettatore dritto nel cuore dei personaggi e poi via su in cielo, quasi fosse al fianco del Creatore di quella terra fuori dal tempo. Allo stesso modo, l'uso della macchina a mano e delle inquadrature spesso sfocate trasporta chi osserva dritto nel centro dell'azione, aumentando l'empatia con Hushpuppy, Wink, il Tricheco e tutti gli altri abitanti del Bathtub.

Poi viene tutto il resto.
La recitazione di attori praticamente esordienti è sorprendente: la piccola Quvenzhané Wallis, in un ruolo difficilissimo, riesce con un'occhiata o un broncetto a strappare l'anima e comunicare una gamma di sentimenti così ampia che è difficile da afferrare nella sua interezza.
Le scenografie quasi in stile "Mad Max" permeano la pellicola di un'aura di atemporalità talmente funzionale che alla fine è il mondo "civile" a sembrare fuori contesto.
La meravigliosa colonna sonora, poi, completa e sugella un amalgama perfetto, fungendo da collante all'intera storia.

Il risultato più alto di una simile alchimia lo si ha già nei primi 15 minuti di pellicola, in cui funziona tutto così bene da regalare semplicemente uno dei migliori incipit della recente storia del cinema, e la scena di Hushpuppy che corre con le fiammelle in mano ne è l'apoteosi.

Insomma questo è un film che va visto (possibilmente in lingua originale, visto l'indecoroso doppiaggio). Va visto perché fa bene al cinema, certo, ma va visto perché fa bene soprattutto a voi, sì, a voi che siete lì e che avete sprecato almeno 10 minuti del vostro tempo a leggere questa recensione che parla del film invece di correre a vederlo, il film. Vi fa bene perché parla anche a voi, parla di voi, e quello che vi dice è importante. Ma sta a voi scoprire perché.

"When it all goes quiet behind my eyes, I see everything that made me lying around in invisible pieces. When I look too hard, it goes away. And when it all goes quiet, I see they are right here. I see that I'm a little piece in a big, big universe. And that makes things right. When I die, the scientists of the future, they're gonna find it all. They gonna know, once there was a Hushpuppy, and she lived with her daddy in the Bathtub."

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Recensione a cura di Jellybelly - aggiornata al 14/02/2013 16.41.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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