Recensione rabid - sete di sangue regia di David Cronenberg Canada 1976
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Recensione rabid - sete di sangue (1976)

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locandina del film RABID - SETE DI SANGUE

Immagine tratta dal film RABID - SETE DI SANGUE

Immagine tratta dal film RABID - SETE DI SANGUE

Immagine tratta dal film RABID - SETE DI SANGUE

Immagine tratta dal film RABID - SETE DI SANGUE

Immagine tratta dal film RABID - SETE DI SANGUE
 

Una giovane coppia subisce un tremendo incidente in motocicletta. Lui si fa qualche graffio, lei, Rosie, rimane gravemente ferita. I due vengono portati nella vicina clinica del Dr. Keloid, chirurgo plastico che da anni sogna di poter effettuare un trapianto di pelle. Costui approfitta dell'occasione che gli è capitata ed effettua la rischiosa operazione sulla ragazza. Quando si risveglierà dopo un mese, Rosie si ritroverà a dover affrontare una terribile mutazione del suo corpo che la condurrà a comportamenti terribili.

Dal complesso residenziale "L'arca di Noè" de "Il demone sotto la pelle" alla clinica privata di chirurgia estetica di "Rabid". Dalla fame di sesso alla sete di sangue. Da un protagonista maschile ad una protagonista femminile (un'attrice porno imposta dalla produzione, anche se Cronenberg avrebbe fortemente voluto per questo film Sissy Spacek). Quale migliore posto di una clinica di questo genere, dove tutti si recano per "modificare" il proprio corpo, per ambientare questa nuova storia di mutazione della carne e della psiche, con conseguenti disastri più o meno insormontabili? I riferimenti si sprecano, da Freud (che viene letto da una giovane paziente della clinica che vi si reca perché suo padre vuole che abbia il naso diverso dal suo) a de Palma (la giovane protagonista dopo essere stata in un cinema porno a succhiare il sangue ad un uomo, passa davanti ad un altro cinema dov'è affissa la locandina di "Carrie", guarda caso interpretato da Sissy Spacek), a Romero (già citato nel finale del film precedente, qui richiamato proprio perché ancora più fortemente le vicende di questo film richiamano alla mente quelle degli zombie romeriani, oltre che dei vampiri).

"Rabid – Sete di sangue" è un horror un po' sui generis, come sono poi tutte le pellicole del regista canadese, proprio perché inserito in alcuni contesti che il più delle volte cozzano col genere, come quello fortemente melò che si esprime maggiormente nel finale che vede consumarsi un enorme contesto melodrammatico sfociante poi nella famosissima scena del ballo scolastico. Sicuramente, dunque, una scelta voluta quella di Cronenberg, che ancora non ha perfettamente delineato la sua poetica e la sua estetica, ma che si trova decisamente sulla strada giusta.
Molti degli elementi, visivi o narrativi, ravvisabili in questa pellicola li ritroveremo infatti in alcune delle sue bellissime pellicole a venire. Tralasciando l'ovvia trasformazione del corpo che si avvia a seguito di una mutazione interna (in questo caso la trasfusione di pelle ha creato dei problemi al sangue della ragazza), tipico e ricorrente leit-motiv cronenberghiano, possiamo ad esempio notare che la protuberanza che cresce sotto l'ascella di Rosie, una sorta di apertura a forma di vagina dalla quale fuoriesce un pungiglione a forma di pene (la sete di sangue è in realtà di nuovo sete di sesso?), ricorda moltissimo la "porta verso l'altro mondo" che posseggono i protagonisti di "Existenz" o le protuberanze attraverso le quali i ragni e le macchine da scrivere de Il pasto nudo, secernevano una qualche viscida sostanza.

Tornando a "Rabid", quello che più conta è che comunque il film si svolge seguendo le regole di un canonico horror. La donna, una volta resasi conto della sua nuova natura, non riesce a fare a meno di "cibarsi" del sangue altrui, a cominciare dai pazienti della clinica stessa, diffondendo un terribile virus inizialmente scambiato per idrofobia. Ed è così che, infettato dopo infettato, la città di Montreal si riempie di gente affamata di sangue che si riconosce dal terribile pallore del volto e dalla schiuma bianca che fuoriesce dalla bocca. Si passa da un paziente della clinica, ad un taxista, ad un camionista, ad un fattore e via di questo passo, fino a quando quasi tutta la popolazione non verrà infettata, costringendo gli altri a rintanarsi e difendersi sparando a vista sui contagiati. Il tutto a causa dell'operazione del Dr. Keloid, segno questo dell'estrema negatività della scienza quando si vuole sostituire all'uomo e alla natura, critica aspra e notevole del regista ad una società sempre più arrivista e interessata al successo e all'affermazione personale.

Rosie, avendo la sua arma nascosta sotto l'ascella, per poter attaccare il prossimo è costretta ad abbracciarlo (se nel film precedente il contagio si trasmetteva con un bacio, qui si passa ad un altro "elemento" dolce e romantico come può essere l'abbraccio), arrivando persino ad un exploit quasi zoofilo (la donna si recherà in una stalla per abbracciare col suo pene-vagina una mucca). La perversione, dunque, è l'altro elemento che scaturisce dalla mutazione corporea di Rosie (ed ecco giustificata, oltre che per gli incassi, la scelta di un'attrice erotica molto conosciuta all'epoca), mutazione che però non le impedirà di mantenere saldi i suoi affetti, tanto che si rifiuterà di attaccare sua sorella o il suo amatissimo fidanzato, fino a giungere ad un finale davvero terribile che la vedrà cadavere inerme gettata in un camion di rifiuti, completamente annullata e distrutta.

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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 09/02/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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