Recensione lost indulgence regia di Zhang Yibai Cina 2008
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Recensione lost indulgence (2008)

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locandina del film LOST INDULGENCE

Immagine tratta dal film LOST INDULGENCE

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Wu Tao è un tassista nella città di Chongqing. Una notte prende a bordo un'avvenente fanciulla, Su Dan, e i due finiscono con la macchina nel fiume. Il suo corpo non verrà ritrovato, mentre lei riporterà gravi ferite ad una gamba. La moglie di Wu Tao e suo figlio adolescente decidono di far visita a Su Dan in ospedale, e da questo incontro nascerà una situazione tra i tre, che finirà per cambiare la vita di tutti.

Bloccato dalla censura in patria alla sua prima uscita italiana, prevista per il Far East di Udine, "Lost, Indulgence" è un delicato film sul precario equilibrio emotivo all'interno di una famiglia, che ruota tutta intorno ad una figura assente. Inspiegabilmente censurato, se non per il leggero sottotesto di disagio sociale, o forse per l'uso delle allusioni circa una sessualità mai mostrata nè raccontata, questo bellissimo film ha avuto poche possibilità di esser visto all'estero, in pratica solo al Tribeca Film festival in aprile, ed è direttamente uscito in dvd.

Zhang Yibai, già regista del gradevole "Curiosity Kills the Cat", riesce a rimanere all'interno di un delicato equilibrio nella narrazione, regalando così molti momenti velati di sottili allusioni.
Le tre figure principali del racconto, più il fantasmatico padre, sono in realtà degli archetipi, funzionali all'interno della storia nella misura in cui se ne scopre ogni possibile evoluzione.

Se da una parte appare difficile ad uno spettatore occidentale comprendere le motivazioni di Fan Li, moglie devota, forse vedova e probabilmente tradita, che porta nella sua casa Su Dan, una bella sconosciuta che era presente all'avvenimento in cui suo marito è scomparso, dall'altra è nella figura di Xiao-Chuan, il figlio adolescente che non ammette la possibile morte del padre, che si ravvisa la reale complicazione insita nei rapporti non dichiarati che legano queste persone.
Fan Li vive costantemente nel desiderio di capire le circostanze della sparizione del marito e, nello stesso tempo maschera le sue scelte dietro motivazioni di carattere finanziario. Suo figlio intuisce qualcosa, fa calcoli circa gli avvenimenti della notte fatale, e sbircia con rabbia e frustrazione la pretenziosa ragazza che abita con loro. Le sue gambe diventano l'unico strumento di comunicazione tra i due, mentre egli le sbircia di nascosto, lei si rammarica di aver riportato ferite che l'hanno cambiata per sempre. Ed è ancora su quelle gambe, bellissime e deturpate, che Xiao-Chuan disegnerà dei fiori, in un complicato desiderio di mascherare e contemporaneamente esaltare lo strumento di seduzione di lei. Strumento che consentirà, infine al giovane un riscatto dai giochetti e dalle piccole cattiverie cui è sottoposto dalla ragazza per cui provava un blando interesse, e che gli preferisce un amico che finirà per abbandonare, appena questi si è sobbarcato l'onere dell'operazione che le consentirà di togliersi gli occhiali.

L'elemento intorno cui ruotano gli eventi è sempre quello finanziario, ciascuno degli attori del dramma cerca a suo modo di sopravvivere in una situazione di precario equilibrio sociale e di mancate possibilità di cambiamento. E se Fan Li per un attimo può aver pensato di cambiare la propria situazione economica accettando la compagnia di Xiao Yi, psichiatra hongkongese che le offre una spalla su cui appoggiarsi, è certo che Su Dan ha sempre perseguito il guadagno all'interno dei propri rapporti personali, mescolando sentimenti e lavoro, nel tentativo di trovare un possibile antidoto alla miseria e alla solitudine. Ed è proprio nell'ottica di un tentativo di risolvere il problema economico che la affligge, che Fan Li finirà per aprire la propria casa ad una situazione di difficile gestione. Suo figlio cercherà nel contempo di capire quel che è accaduto, e allo scoprire della realtà dei fatti non avrà altra possibilità che quella di tacere, per salvaguardare ancora una volta il fragile equilibrio su cui sua madre ha fondato la propria vita.

Zhang Yibai racconta con onestà le reali derive emotive che possono essere dietro le azioni di una normale famiglia cinese. E se questo può creargli dei problemi di censura in patria, lo spettatore occidentale non può fare a meno di apprezzare il semplice tentativo di raccontare una storia, a beneficio di chi non conosce la situazione sociale all'interno di un paese bellissimo, ma purtroppo ancora troppo lontano.

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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 28/12/2009

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