Recensione harold e maude regia di Hal Ashby USA 1971
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Recensione harold e maude (1971)

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locandina del film HAROLD E MAUDE

Immagine tratta dal film HAROLD E MAUDE

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Il regista Hal Ashby firmò "Harold e Maude" nel '71, ispirandosi all'omonimo romanzo di Colin Higgins; si tratta di un'opera sui generis, scanzonata e a tratti allegra, che decanta in modo per nulla prolisso la bellezza della vita accusando, ma soprattutto sottolineando, le assurde regole sociali che prescrivono persino i sentimenti umani.
"Harold e Maude" si rivela quindi testimone per antonomasia della funzione paideutica del cinema; infatti per tutta la durata del film i due protagonisti tengono sospesi a testa in giù gli spettatori, lasciandoli contemplare una nuova visione del mondo del tutto anomala, una sfera paradisiaca e immaginaria abitata da personalità autentiche, positive e anticonvenzionali.

La storia si svolge in un paesino deli Stati Uniti durante gli strepitanti anni '60. Harold è un giovane di buona famiglia, del tutto negletto dalla madre, vorticante in un turbinìo di noia e calamità nei confronti della morte tanto da assistere spesso ai funerali di sconosciuti e a simulare nefasti suicidi per attirare l'attenzione della madre impegnata inutilmente a coinvolgerlo in attività mondane. È proprio durante un funerale che il giovane fa la conoscenza di Maude, una vecchietta di 79 anni solare, bislacca e armata di audaci discorsi, che con la sua dinamicità e il suo entusiasmo porta Harold ad ascendere verso quella vetta dalla quale lei osserva il mondo e dalla quale agli occhi di entambi ogni cosa appare bella e incantata.
Sulle note magiche di Cat Stevens si assiste all'attrazione psicofisica dei due, al dolce congiungersi delle loro menti così simili e infine dei loro corpi così diversi. Contro il pregiudizio fagocitante della gente Harold decide di sposare Maude, senza sapere che quella morte tanto contemplata in passato è pronta a giungere incontro alla sua amata che,con il suo vivace sorrisetto rugoso comunica al giovane di aver assunto del veleno e di voler passare le ultime ore della sua vita con lui, con colui che ama... E così sarà.
"If you want to sing out" chiude lo scenario del film come segno evidente del congiungersi di Harold con la vita e del suo legame incorruttibile e ineffabile, con Maude che l'ha salvato da una vita in bianco e nero.

In una semplice perla di bellezza e commozione questo film rimane ottimo, interpretato da un'attrice affermata come Ruth Gordon nel ruolo di Maude, e dal giovane Bud Cort, alla sua seconda apparizione sul grande schermo, nella parte di Harold. La magia del film è alimentata dalla fotografia fiabesca di John Alonzo, e il vivace alternarsi di scene macabre, comiche e drammatiche fanno di Ashby il forgiatore di un'opera adatta a ogni età.

Il film denuncia una società piatta, superficiale e bigotta, contrapponendo ad essa la figura di Maude che è poco più di una barbona e che salva il giovane dal baratro della noia esistenziale.Un'ora e mezza di film utili per sbirciare oltre il velo di Maya e assumere anche solo l'intuizione del valore pieno della vita. Già otto anni prima della realizzazione di "Oltre il Giardino" il regista statunitense aveva saputo creare il proprio capolavoro,una favola grottesca riguardante la morte, la vita, tutto ciò che nasce, cresce e muore, riguardante il fiorire sessuale e morale del giovane e il raggiungimento della libertà interiore.

L'elemento anomalo della storia sembra insistere sulle vicende amorose tra l'anziana Maude e il giovanissimo Harold, ma il film ci adagia e ci abitua a tale "anomalia" portandoci infine a considerarla la cosa più naturale del mondo, forse anche la più bella. Alla resa dei conti, noi spettatori ragioniamo sul fatto che quando perdiamo una persona da noi molto amata, che ci ha dato tutto, avvertiamo dentro di noi un gran vuoto ma al contempo una pienezza dovuta a tutto ciò che ci è rimasto di tale persona,anche solo il ricordo. E allora ci ritroviamo appesi a una lacrima come Harold e per risollevarci piangiamo, urliamo, ridiamo, reagiamo e infine sfidiamo l'orizzonte con lo sguardo rivivendo con amore quella persona e con quella stessa persona per un ultima volta, perché no... Cantiamo.

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Recensione a cura di sally-OHara - aggiornata al 23/03/2010

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