Recensione evilenko, il comunista che mangiava i bambini regia di David Grieco Italia 2004
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Recensione evilenko, il comunista che mangiava i bambini (2004)

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locandina del film EVILENKO, IL COMUNISTA CHE MANGIAVA I BAMBINI

Immagine tratta dal film EVILENKO, IL COMUNISTA CHE MANGIAVA I BAMBINI

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Un vecchio racconta ad una bambina una favola; si trovano in un bosco, l'atmosfera è cupa e la favola che ascolta la fanciulla non ha un lieto fine... E poi si sente urlo lancinante.

David Grieco, sceneggiatore e regista, a distanza di 10 anni dal suo libro "Il comunista che mangiava i bambini", frutto di appassionate ricerche, porta sullo schermo la storia del mostro di Rostov.

"Evilenko" (Evil= il male) racconta la storia del tristemente famoso e spietato serial killer russo Andrei Romanovic Chikatilo; pedofilo, cannibale assassino e schizofrenico che molestò e uccise nell'arco di dodici anni più di 50 persone tra donne e bambini. Evilenko rappresenta il simbolo del male, della malattia e della crisi d'identità in una Russia decadente dove si frantuma un grande ed unico ideale: "il comunismo".
Con il crollo del comunismo Evilenko perde il controllo di se stesso e non riesce a trovare punti di riferimento; tutto quello in cui aveva creduto sta per svanire. Il mostro che alberga dentro di lui esce allo scoperto ed inizia a sperimentare nuove emozioni: stuprare e uccidere bambini e adolescenti.

L'investigatore Vadim Tumorovic, (un perfetto Marton Csokas), dà la caccia al mostro e catturarlo diventa la sua ossessione, vuole capire perché questo uomo ammazza, perché stupra e poi mangia le sue vittime, vuole delle spiegazione che vanno oltre la semplice giustizia. Tumorovic riesce a catturarlo ed il confronto finale è forse la scena più drammatica del film: Evilenko ed il giovane investigatore si mettono a nudo letteralmente, crollano le difese dell'assassino e ritorna bambino, quel bambino che cerca di rivivere ogni volta che stupra ed ammazza perché a lui l'infanzia è stata negata dal regime.
Una volta messo con le spalle al muro non resta altra via di uscita ad Evilenko che confessare i nomi e cognomi di tutte le vittime stuprate e uccise; un racconto dotato di minimi e raccapriccianti particolari.
Giudicato sano di mente Evilenko viene condannato a morte e durante la sentenza fissa la folla con i suoi occhi bianchi ed il suo spaventoso sorriso.

Il film di Grieco fa dell'eleganza stilistica la sua arma principale ed evidenza alcuni temi fondamentali: la fine del comunismo, il contesto storico, la pedofilia e la negazione dell'infanzia attraverso il racconto della vita di questo spietato serial killer.

Nel film non sono presenti moltissime scene che mostrano i delitti in sé: all'efferatezza dei crimini Grieco contrappone l'uomo schizofrenico, solitario, sfuggente e con uno sguardo particolare che trasmette terrore e sottomissione.

Il regista ci pone davanti ad una chiara e originale riflessione politica, sociale e psicologica. Il film segue in modo inquietante e intelligente il cammino di un uomo malefico e ipnotico, che lo trasforma in una sorta di orco cattivo terribilmente affascinante.

"Evilenko" è interpretato magistralmente da Malcom McDowell, (il mitico Alex di "Arancia Meccanica"), e somiglia in modo straordinario al vero Chikatilo con i suo tic, il suo sguardo, la sua camminata ed il suo macabro sorriso.

Andrei Chikatilo rimarrà nella storia per aver torturato, ucciso e divorato le sue vittime; le sue descrizioni sono state agghiaccianti ma era questo il mondo del mostro di Rostov. Abbordava i bambini e li attirava in luoghi appartati per poi seviziarli, provava piacere e un senso di incontrollabile euforia ed eccitazione sessuale; come lui stesso affermò: "uccidere mi dava uno stato di quiete, di pace mentale".

Un film onesto e coraggioso, capace di riflessioni storiche non banali, con uno sguardo pessimista al presente europeo nell'idea dell'omicidio seriale come virus nascente.


Intervista a David Grieco

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Recensione a cura di Gabriela - aggiornata al 05/04/2007

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