Recensione clerks regia di Kevin Smith USA 1994
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Recensione clerks (1994)

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locandina del film CLERKS

Immagine tratta dal film CLERKS

Immagine tratta dal film CLERKS

Immagine tratta dal film CLERKS

Immagine tratta dal film CLERKS

Immagine tratta dal film CLERKS
 

Clerks è la tragicomica storia di un universitario ventiduenne senza alcuna prospettiva nella vita e del suo migliore amico, un perditempo professionista. Lavorano entrambi come commessi in due negozi confinanti, l'universitario senza prospettive, Dante Hicks, in un drugstore chiamato Quick-Shop, e il perditempo, Randal, in una videoteca.

Il film (girato in uno sporco bianco e nero) racconta una giornata tipica di Dante Hicks, costretto dal padrone del negozio ad andare a lavorare nel suo giorno di riposo per sostituire un collega proprio mentre avrebbe dovuto partecipare a una partita di hockey. Passano vari clienti, tra cui un maniaco che cerca le uova perfette e la masturbatrice di animali a scopo riproduttivo.
Si inizia con un uomo che si imbarca in una personale campagna antifumo coinvolgendo i clienti finché la sua ragazza, Veronica, non scopre che il tizio è un rappresentante di una marca di chewing gum. Interessante è la disquisizione sul sesso dove Veronica racconta a Dante di avere avuto rapporti orali con trentasei uomini (trentasette con lui).
L'annuncio sul giornale del matrimonio imminente della sua ex fidanzata liceale Caitlin, con un architetto asiatico, turba Dante e lo mette in agitazione, facendo sorgere in lui mille dubbi, mentre Randal tenta di portarlo a una visione più pragmatica della vita. Il film finisce con un ricovero in una clinica psichiatrica per uno dei personaggi, degno finale per una giornata iniziata male e proseguita peggio.
Tra gli altri personaggi, che fanno parte della fauna umana sono Silent Bob (interpretato dallo stesso Kevin Smith) e Jay, che stazionano tutto il giorno davanti al drugstore, per poter gestire la loro onesta e tranquilla attività di spacciatori d'erba.

Ottimo esordio alla regia di Kevin Smith (con soli 24.000 dollari di budget), che si rivela ottimo nella creazioni di conversazioni al limite del surreale. L'azione del film, infatti, è tutta affidata alle parole (e la scommessa di tradurre i dialoghi, strettissimi e veloci è stata vinta con successo da Manfridi) e si svolge tutta dentro e davanti il Quick-Shop, salvo la partita di hockey giocata sul tetto e una scappata per andare a un funerale.
In "Clerks" si parla di tutto, dal sesso con le sue molteplici varianti (rapporti orali, necrofilia, tradimenti e vecchi amori, sesso con partner occasionali, ecc...), alle partite di hockey da giocare ad ogni costo, anche sul tetto dell'edificio e funerali con annessa fuga per aver fatto cadere il feretro.

Alla base di "Clerks" c'è la noia di una vita sempre uguale, dalla quale non c'è via di scampo, se non la ripetizione all'infinito di una serie di gesti sempre identici (non è questo una forma d'inferno dantesco) che sfociano nel nichilismo.
Tra la noia e il nichilismo, che viene ricalcato più volte nel film, le inquadrature vengono sommerse dolcemente dalle parole e il ritmo narrativo si sfalda piacevolmente e lentamente; più le conversazioni si fanno estenuanti, ristagnanti e si rincorrono in argomenti vuoti che non portano da nessuna parte, più l'inquadratura rimane fissa sui personaggi quasi a rivelarne il vuoto che sta logorandoli dentro.
Da un lato quindi le parole servono a coprire una vita senza prospettive e non hanno via d'uscita dalla loro realtà, dall'altro la telecamera rivela il vuoto esistenziale dei "parlanti" attraverso una fissità senza sconti verso nessun personaggio.

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Recensione a cura di Weezer - aggiornata al 09/06/2006

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