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MARLENE DIETRICH

MARLENE DIETRICH
Vero Nome: Marie Magdalene Dietrich von Lasch
Data di nascita: 27/12/1901
Luogo di nascita: Schoeneberg - Berlino - Germania
Data di morte: 06/05/1992
Luogo di morte: Parigi - Francia
Altezza: m 1,68

Non le piaceva l'abbigliamento femminile, nè la compagnia delle donne, non si ostinò a suonare il violino e non amò certo suo marito, non era gentile, non possedeva una voce con una vasta scala di toni, non le piaceva la gente di città e non amava l'America, non fu una buona madre ma non era una cattiva amica, era romantica, non le piaceva Hitler, non era stupida, non le piacevano le persone ottuse e l'ottusità, non smise di fumare nè di abbandonarsi ai suoi abituali eccessi, non fu una cattiva cuoca, non era sobria, non risparmiava, non morì ricca, non morì giovane e bella, non morì affatto...
Così la descrive Ivan Leo Lemo nelle sue 'Note della drammaturgia': E in effetti Marlene Dietrich non fu niente di tutto questo, ma certamente fu un vero e proprio mito del mondo cinematografico della prima metà del novecento.
La sua immagine, le sue canzoni, la sua recitazione, hanno lasciato un segno immortale nell'immaginario maschile e femminile, immaginario reso ancora più acuto dalla sua ambiguità sessuale che, invece di annichilirla, divenne l'impronta del suo irresistibile fascino.
In ogni caso lei non fece assolutamente nulla per scrollarsi di dosso questa patina di androginia che la riveste, anzi la alimentò con uno stile di vita decisamente anticonvenzionale, con i suoi tanti amori ambigui, con il suo abbigliamento di stampo tipicamente maschile: un mix esplosivo di sensualità e ambiguità sufficiente a farla entrare nel mito del mondo della celluloide, quale modello indiscusso e insuperabile di 'femme fatale'.
Mito che è riuscito a competere, anche se non ad offuscare, con quello di GRETA GARBO, l'altra grande 'diva europea', con la quale ebbe un rapporto piuttosto difficile e travagliato.

Ripercorrere la vita di Marlene Dietrich è come attraversare la storia del XX secolo.
Nata il 27 dicembre 1901 a Schoeneberg, un piccolo paese nei pressi di Berlino, col nome di Marie Magdalene, Marlene era figlia di Louis Erich Otto Dietrich, un ufficiale della polizia militare che aveva servito nella guerra franco-prussiana, e di Elizabeth Josephine Felsing, nata da una famiglia di gioiellieri.
Cresciuta nell'epoca della repubblica di Weimar (travagliato e instabile periodo a cavallo tra le due guerre mondiali) secondo i canoni di una rigida disciplina, Marlene ha avuto un'infanzia molto precoce: rimasta orfana a undici anni, già a scuola faceva strage di cuori. Un suo insegnante, invaghitosi di lei e bruciato dalla fiamma della passione per i suoi bellissimi occhi, finì licenziato, come sarebbe capitato più tardi al vecchio e ingenuo prof Rath del suo primo e più celebre film.

Dal 1907 al 1919 frequenta le scuole a Berlino e Dessau, dove studia il francese e l'inglese, e frequenta i corsi di musica, presso l'Accademia di Berlino, per imparare a suonare il violino e il pianoforte.
Una tendinite ad un dito, però, la costringe ad interrompere lo studio della musica strumentale, e si dedica esclusivamente al canto, visto che, tra gli altri, è dotata di una voce ben impostata.

Nel 1908, a soli sette anni rimane orfana del padre e si ritrova a vivere con la madre e il nuovo marito di quest'ultima, Eduard von Loch, che l'adottò e le diede il proprio nome, prima di cadere sul fronte orientale nel 1916, nel corso della 1a guerra mondiale.
Forse è per questo motivo, per questa continua ricerca di una figura paterna di riferimento che visse molti amori con uomini dalla forte personalità come Josef von Sternberg, Bill Wilder, Orson Welles, Erich Maria Remarque, Gary Cooper, Jean Gabin, Burt Lancaster.

All'inizio degli anni venti cominciò a studiare recitazione seguendo un corso diretto da Max Reinhardt, e nel 1922 iniziò a calcare i palcoscenici dei teatri di Berlino e ad apparire in alcuni film muti.

Il 17 maggio 1923 si sposa con Rudolf Seiber, un aiuto regista, a cui rimarrà legalmente sposata fino alla morte di lui, anche se il loro matrimonio era già finito da un pezzo e non vivevano assieme da molto tempo.
Un matrimonio basato più sull'amicizia e il comune interesse per il cinema che sulla passione amorosa: matrimonio dal quale, nonostante tutto, un anno dopo nasce l'unica figlia, Maria Elizabeth, che intraprenderà, a sua volta, la carriera di attrice col nome di Maria Riva.

Nel 1929 ottiene il suo primo ruolo da protagonista nel film "ENIGMA", di Curtis Bernarhardt.
Notata dal regista ebreo-austriaco Josef von Sternberg, nell'ottobre dello stesso anno viene scritturata per interpretare il film che le darà la celebrità, "L'ANGELO AZZURRO", tratto dal romanzo di Heinrich Mann, fratello meno noto del premio Nobel Thomas.
Nel film, uno dei primi sonori della cinematografia tedesca, dove si respira un'aria peccaminosa molto simile a quella che traspare dai quadri di Toulouse- Lautrec, Marlene vi interpreta il ruolo di una cantante di cabaret, Lola Lola, cinica, sensuale, conturbante, che fa perdutamente innamorare di sè il professor Rath, facendogli perdere dignità e lavoro.
Disonore che lo porterà a morire di vergogna senza essere riuscito a far breccia nel cuore di lei.
Il film, che impose la Dietrich all'attenzione internazionale e fece nascere il mito della diva peccaminosa e amorale, è anche il ritratto di di un'epoca e di una società in disfacimento, basata ancora su un concetto molto rigido di moralità borghese.
Il merito di von Sternberg, al di là di qualsiasi valutazione artistica sul film, è stato quello di aver saputo valorizzare il volto, bellissimo e sensuale della Dietrich, indimenticabile e superba quando, a cavalcioni di una sedia, canta 'Ich bin die fresche Lola',
Il ruolo di Lola Lola la costrinse a recitare in frac, cappello a cilindro e calze a rete, abbigliamento che la diva non mostrerà mai di disdegnare, amante com'era degli abiti che sottolineassero, più che celassero, la sua ambiguità, e che riprenderà ancora in altri suoi film di grande successo.
Con questo ruolo inizia un lungo e proficuo sodalizio artistico, che ben presto si trasforma in sodalizio amoroso, con Josef von Sternberg, il quale la convinse a seguirlo a Hollywood, dove il regista aveva già un contratto con la Paramount, facendone così una stella di prima grandezza.

A Hollywood la Dietrich reciterà in altri sei film di von Sternberg, sempre in ruoli di prostituta o di donna cinica e infida, spesso vestita in modo eccentrico e trasgressivo, con abiti che il sarto Travis Benton disegnava esclusivamente per lei.
E Hollywood le regalò fama e successo imperituri.

A spingerla ad emigrare negli Stati Uniti contribuì anche il difficile rapporto che la diva aveva con la sua patria, la Germania nazista; ed anche se alcuni gerarchi spingevano perchè diventasse un simbolo del regime, lei rifiutò sempre qualsiasi proposta in tal senso.

Il primo film hollywwodiano con von Sternberg, che le procurò l'unica nomination agli Oscar della sua carriera, fu "MAROCCO", in cui fa ancora la cantante di cabaret, stavolta in una esotica città marocchina, sede di un contingente della Legione Straniera.
Quì, all'amore di un ricco pittore preferisce quello di Gary Cooper, un semplice legionario che seguirà fin nel deserto.
Seguono "DISONORATA", "SHANGHAI EXPRESS" e "VENERE BIONDA".

In "DISONORATA" interpreta il ruolo di una prostituta viennese che, durante la prima guerra mondiale accetta di diventare una spia e riesce a smascherare un generale traditore; poi però si innamora della sua seconda vittima, un ufficiale russo e, dopo averlo fatto catturare, lo aiuta a scappare, venendo così condannata a morte per alto tradimento.
Melodrammatico fino all'eccesso, classico esempio del cinema sternberghiano, il film non si dimentica per la lacrimevole scena finale, quando la Dietrich affronta l'esecuzione vestita con i suoi vecchi abiti da prostituta e, dopo essersi data il rossetto e aggiustate le calze, con la benda che dovrebbe ricoprirle gli occhi asciuga le lacrime al comandante il plotone d'esecuzione, commosso da cotanta bellezza.

In "SHANGHAI EXPRESS", omaggio di von Sternberg al personaggio Marlene e alla sua bellezza, messa in risalto dalla sensuale veletta sugli occhi che sfoggia in varie sequenze, la Dietrich interpreta il ruolo di un'attricetta di varietà che, sul treno in viaggio da Shanghai a Pechino, incontra un capitano inglese di cui un tempo era stata innamorata. Quando questi verrà catturato lei si dichiara disposta ad offrire le sue grazie al capo dei ribelli pur di risparmiare le torture al suo innamorato.

In "VENERE BIONDA", che conclude il trittico, la Dietrich durante un viaggio in Germania incontra un chimico americano, se ne innamora, lo sposa e lo segue in America. Quando questi si ammala, contagiato dalle radiazioni alle quali si era esposto, lei torna a lavorare nei night club per potergli pagare le cure, destando così le attenzioni di un ricco play boy.
In origine il suo personaggio doveva essere quello di una prostituta, ruolo trasformato successivamente in cantante di night per compiacere la produzione che pretendeva un lieto fine.
Comunque anche qui la Dietrich ha modo di girare alcune scene cult, come quella del bagno nel laghetto di montagna, o quella del night quando vestita con uno smoking bianco canta ' I Could not Be Annoyed'.

Nel 1933 è Rouben Mamoulian che interrompendo la sequenza dei film di von Sternberg, la dirige in "IL CANTICO DEI CANTICI", film a metà tra commedia sentimentale e melodramma.
Tratto dal romanzo di Souderman, a cui si era ispirato anche Mournau per il suo capolavoro, "Aurora", la Dietrich vi interpreta una bellissima contadina tedesca dell'ottocento che, innamorata di un affascinanate scultore, va sposa ad un rozzo conte prima di potersi ricongiungere all'uomo amato.
Tocchi di erotismo affiorano via via anche quì, come nella scena della statua per la quale Marlene aveva posato nuda o nel seno della diva che si intravede sotto un casto grembiule.

L'anno successivo torna a recitare sotto la direzione di von Sternberg nel film "L'IMPERATRICE CATERINA".
In quello che è il più visivamente affascinante dei film del suo regista pigmalione, la Dietrich interpreta il ruolo della giovane e innocente principessa tedesca, Sofia. Sposata giovanissima al granduca Pietro, erede al trono degli zar, malato nella mente e nel fisico, si trasforma in una cinica donna di stato: farà strangolare l'imbelle marito e salirà al trono col nome di Caterina II zarina di tutte le Russie.
Nelle scene in cui Caterina è ancora una bambina, il ruolo è interpretato da sua figlia Maria, che fa così il suo debutto sullo schermo.

Il settimo e ultimo film del sodalizio Dietrich/von Sternberg è "CAPRICCIO SPAGNOLO", in cui, durante il carnevale di Siviglia, lei, una dissoluta e capricciosa sigaraia, fa perdutamente innamorare di sè due uomini che per lei si sfidano a duello, ma lei, a sorpresa sceglierà il perdente.
Drammatico e sontuoso, come la Spagna ottocentesca in cui è ambientato, il film è tutto basato sul difficile rapporto tra la Dietrich e i due uomini, metafora, forse, della difficile e tormentata storia d'amore che aveva unito la diva al regista austriaco, storia che era quasi arrivata alla fine.
L'avvenimento che spezzò definitivamente il già logoro legame, avvenne uno dei primi giorni di settembre del 1937 in un bar di Venezia, quando la Dietrich, che stava facendo colazione insieme a von Sternberg, conobbe lo scrittore Erich Maria Remarque.
Teutonico nell'aspetto, ma con modi e portamento di un vero gentleman, lo scrittore, autore del romazo antimilitarista 'Niente di nuovo sul fronte occidentale' (un libro che per lungo tempo fu il più venduto in assoluto), non può non entusiasnmare la diva, tanto che la sera stessa diventano amanti.
Tra la diva e il romanziere si instaura un strano rapporto: lei sta in America, lui vive in una villa sul lago Maggiore; così la relazione si alimenta di lunghi viaggi in piroscafo, chilometriche telefonate, lettere, telegrammi, incontri segreti negli alberghi delle più varie città europee.
Remarque è soggiocato dalla bellezza della Dietrich, ne segue la carriera e la vita costellata di scandali attraverso i giornali e le riviste illustrate, spesso le scrive lunghissime lettere nelle quali le esprime tutta la forza del suo sentimento.
Le lettere di risposta, purtroopo, sono andate tutte distrutte, bruciate dall'ultima moglie di Remarque, l'attrice Paulette Goddard.
Si sa solo che la Dietrich, anche se lusingata dal sentimento che lo scrittore nutriva per lei, si mostrava sempre freddina con lui, cercando con tutti i mezzi di non alimentarne l'ardore.
La Dietrich, inoltre, aveva conosciuto l'attore francese Jean Gabin e se ne era innamorata, e Remarque soffriva di gelosia.
L'ultimo telegramma della Dietrich raggiunse lo scrittore sul letto di morte; diceva solo poche parole: 'Ich schike dir mein ganzes Herz', (Ti mando tutto il mio cuore).

Dopo la rottura con von Sternberg, che aveva fatto di lei uno dei più forti sogni erotici di celluloide e ne aveva saputo valorizzare l'espressionismo magnetico, l'attrice, anche su pressione della Paramount, cercò di modificare la sua immagine e abbandonò, per un momento, i ruoli melodrammatici per cimentarsi in una commedia brillante.
"DESIDERIO", di Frank Borzage, del 1936, la vede così nei panni di una ladra di gioielli, la quale, con il suo fascino, riesce a raggirare un ingenuo Gary Cooper (che ritrova dopo "MAROCCO" e dopo la fine della loro relazione che era nata propio durante le riprese), con cui finirà per convolare a nozze.
Sempre nel '36 gira "IL GIARDINO DI ALLAH", di Richard Boleslawsky, ambientato nel deserto algerino (ricreato in Arizona), dove la Dietrich si reca per ritrovare sè stessa. Quì incontra un monaco trappista fuggito dal monastero e lo sposa. Ma il ricordo del passato, per costui è troppo forte tanto che finirà per tornare ai suoi voti e al suo saio.

Con "CONTESSA ALESSANDRA", di Jacques Feyder, torna al melodramma e, bellissima e sensuale come ai tempi di von Sternberg, interpreta il ruolo di una nobile russa al tempo della Rivoluzione d'Ottobre del 1917, la quale si innamora di un giornalista inglese infiltrato nelle fila dei bolscevici per motivi di controspionaggio. Nel tentativo di salvare la donna, costui verrà fatto prigioniero dall'Armata Bianca, ma un bolscevico dal cuore tenero lo farà fuggire, riuscendo così sposare la donna amata.

Nel 1937 ottiene la cittadinanza USA e i suoi familiari, compreso il marito, la seguono in America; anche se ormai vive separata da lui, che convive con una sua ex amica.
Del resto lei conduce una vita che definire scandalosa è più che un eufemismo, considerata la morale dell'epoca; le avventure sentimentali con persone di ambo i sessi che si concedeva, erano tantissime e di pubblico dominio, citate anche nelle più recenti biografie di GRETA GARBO, con la quale ebbe un rapporto piuttosto difficile e controverso.

Il 1937 è anche un anno poco fortunato per la sua carriera artistica: il film "ANGEL" che gira con Ernst Lubisch, non ottiene, infatti, un grosso successo di pubblico, tanto che i giornali cominciano a parlare di declino artistico.
Nel film la Dietrich interpreta il ruolo dell'annoiata moglie di un nobile la quale, insofferente alla vita coniugale, è tentata per due volte ad accettare la corte di un ricco americano. Ma alla fine deciderà di restare accanto al marito che non ama.

Data ormai per spacciata, la Dietrich non si dà per vinta e torna subito al successo, in un genere nel quale non si era mai cimentata: il western, nel ruolo di una cantante di saloon.
Il film in questione è "PARTITA D'AZZARDO", di George Marshall, ambientato in una cittadina del west, dove un baro e la sua banda spadroneggia impunemente, sbarazzandosi dello sceriffo. Ma dovrà fare i conti con un mite JAMES STEWART, che guiderà la polazione alla riscossa conquistando così il cuore della cantante che si esibisce nel saloon locale.
In "LA TAVERNA DEI SETTE PECCATI", di Tay Garnett, girato nel 1939 è ancora una cantante, ma di un cabaret dell'isola di Boni-Kamba, dove è arrivata perchè espulsa per condotta scandalosa da molte altre. Quì, però, di lei si innamora un rispettabile ufficiale di marina, un robusto John Wayne che ci delizia con una delle più epiche scazzottate della storia del cinema.
Il film è un vero e proprio inno all'amore anche se, per rispetto del codice Hays, le strade dei due amanti alla fine si dividono.

Allo scoppio della II guerra mondiale la Dietrich decide di dare il suo personale contributo alla causa della libertà contro il nazismo, e si dedicò attivamente nella campagna di sostegno alle truppe americane impegnate sui campi di battaglia del Nord-Africa e dell'Europa.
I suoi spettacoli, nei campi militari e negli ospedali da campo, contribuirono a mantenere alto il morale dei soldati tra un combattimento e l'altro e ad alleviare le sofferenze dei militari feriti.
Erano i tempi di Lili Marleen, la canzone pacifista (nata dalla penna di un poeta sconosciuto, Hans Leip, e musicata molti anni dopo da un compositore tedesco, un certo Norbert Schulze, Lili Marleen era una canzone triste, struggente che rievocava il rimpianto di un amore lontano: una donna ferma, sotto un lampione, davanti alla caserma, che aspettava invano il suo soldatino), che, trasmessa dalle radio ai soldati in trincea, li faceva struggere di nostalgia, e che diverrà il suo marchio che si porterà dietro per tutta la vita.
Hitler cercò di farla tornare in patria e le propose di interpretare una serie di film di propaganda nazista, che lei sdegnata rifiutò di girare, intensificando il suo impegno in favore degli alleati e mettendo, spesso, a repentaglio la sua stessa incolumità.
Alla fine del conflitto come riconoscimento per l'azione svolta, il Dipartimento di guerra degli Stati Uniti le conferì la 'Medal of Freedom'; mentre la Francia la insignì del cavalierato della Legione francese.
I suoi concittadini tedeschi, invece, non la perdonarono e, per lungo tempo, la trattarono come una traditrice della patria, tanto che, quando nel 1960 si recò in visita a Berlino, fu accolta con astio dalla gente che, al suo passaggio le gridava 'Marlene go home'

Nel 1941, per la regia di René Clair (che si era trasferito negli Usa per lavorare a quattro pellicole), gira "L'AMMALIATRICE", film in cui interpreta il ruolo di un'avventuriera dal passato poco limpido, la quale, trasferitasi da San Pietroburgo a New Orleans spacciandosi per una contessa, irretisce un ricchissimo vecchio e tenta di farsi sposare, Ma proprio alla vigilia delle nozze si innamora del capitano di un battello e fugge con lui sul Mississippi.
L'altro film girato nel 1941 è "FULMINATI", di Raoul Walsh con un altro ruolo di donna dal torbito passato per la Dietrich, che crea tensione tra due operai delle linee elettriche; ne sposa prima uno e si infiamma di passione per l'altro, poi.
Con "I CACCIATORI DELL'ORO", di Ray Enright, ambientato in Alaska all'inizio del '900; Marlene impegnata in una serie di schermaglie amorose, trova il tempo per aiutare il proprietario di una ricca miniera d'oro a salvare la sua proprietà e a smascherare le truffe dell'addetto minerario del governo.
Poco riuscito, invece, è "LA SIGNORA ACCONSENTE", di Mitchell Leisen, del 1942, in cui interpreta il ruolo di una diva di Broadway che vuole adottare un bambino e per raggiungere lo scopo ne sposa il pediatra.
Ispiata alle 'Mille e una notte' e ambientata a Bagdad è la successiva pellicola del '44, "KISMET", di William Dieterle, con la Dietrich figlia di un califfo, ambita con successo dal re dei mendicanti.
Privo di qualsiasi interesse artistico, nonostante la presenza di Orson Welles, è "LA NAVE DELLA MORTE", girato da Eddie Sutherland a scopi puramente propagandistici, in cui la Dietrich viene tagliata in due da un mago (Welles, appunto), nello spettacolo che un ex ballerino, riformato al servizio di leva, ha allestito per i soldati; mentre è una prostituta redenta in "TURBINE D'AMORE", in cui finisce assassinata per mano di Jean Gabin che, a torto, ritiene che lo tradisca.
Altro film di propaganda bellica antinazista è "AMORE DI ZINGARA", ancora di Mitchell Leiser, girato nel '47.
Con Billy Wilder, invece, gira "SCANDALO INTERNAZIONALE", ambientato anch'esso al tempo della seconda guerra mondiale, in cui la Dietrich impersona una cantante nazista nella Berlino in fiamme.

Alla sua bellezza matura ma ancora inquietante non potè sottrarsi nemmeno il 'maestro' del brivido, Alfred Hitchcock che la volle nel suo "PAURA IN PALCOSCENICO", in cui interpreta una cantante di music-hal, il cui amante, sospettato di averle ucciso il marito, finisce in casa di un'amica che lo aiuta a nascondersi e si impegna nelle indagini per poterlo scagionare.

Ma il trascorrere del tempo è implacabile, e per una 'diva' come Marlene, forse lo è ancora di più; comincia così ad essere sempre meno richiesta dai produttori, nonostante lei 'senta' di avere ancora molto da offrire al suo pubblico.
Parallellamente alla carriera cinematografica comincia, allora, ad esibirsi dal vivo come cantante sui palcoscenici e, forte del suo magnetismo naturale di interprete, su consiglio di Nat 'King' Cole, inizia a tenere dei concerti che porta in giro per il mondo, con grande successo (memorabile quello di Rio de Janeiro del '59) e dietro lauti compensi.

Nel 1951 gira "VIAGGIO INDIMENTICABILE", di Henry Koster, con JAMES STEWART che interpreta lo scienziato che scopre le cause di molti incidenti aerei, e lei che interpreta il ruolo di una passeggera di questi aerei che cadono inspiegabilmente.
L'anno successivo è protagonista del bellissimo "RANCHO NOTORIUS", un western atipico di Fritz Lang, in cui, dark lady in declino, capeggia (insieme a Mel ferrer) una banda ritenuta responsabile dell'uccisione di una donna.
Il marito,allora si mette sulle tracce, ma quando arriva al covo, pian piano diventa più spietato degli uomini a cui stava dando la caccia.

Nel 1956, dopo quattro anni di assenza dagli schermi, torna a recitare ed è tra gli interpreti, con un piccolo ruolo (è la proprietaria del saloon in cui si esibisce Frank Sinatra), di "IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI", di Michael Anderson, classico film d'evasione, tratto dall'altrettanto classico romanzo di avventure di Julius Verne.
Nello stesso anno è protagonista della commedia "MONTECARLO", una coproduzione italo-americana (con diversi attori italiani tra cui Vittorio De Sica, Renato Rascel, ecc) in cui una matura avventuriera e un nobile squattrinato si incontrano e si innamorano, ma poi ognuno se ne va per la sua strada ad inseguire sogni di matrimoni altolocati.

Un'altra grande prova d'attrice, quasi alla fine della sua carriera, la Dietrich la offre nel giallo, tratto da Agatha Christie, "TESTIMONE D'ACCUSA", di Billy Wilder, che, abbandonato il genere commedia, si cimenta, con ottimi risultati, nel genere noir.
Nel 1958, tornato ad Hollywood dopo una parentesi europea, Orson Welles si accinge a girare la sua opera monumentale, "L'INFERNALE QUINLAN", un noir pervaso da un angoscioso pessimismo e da un allucinato senso del mistero (quintessenza del cinema wellesiano), sui contrasti caratteriali tra due poliziotti che devono indagare sl caso di un attentato all'uomo più ricco della zona.
Recatasi sul set a salutare il suo vecchio amico, la Dietrich si vide assegnare il ruolo di Tanya (inventato appositamente per lei da Welles) e la battuta finale 'Era uno sporco poliziotto, ma, a suo modo, era anche un grand'uomo', che chiude il film.
In "VINCITORI E VINTI", il film che Stanley Kramer gira sul proceso di Norimberga ai nazisti accusati di crimini di guerra, è lei l'aristocratica che sostiene ancora la tesi dell'obbedienza, e spiega a Spencer Tracy il significato delle parole della canzone Lili Marleen.
Nel 1964 viene scritturata per un cameo nella commedia di Richard Quine "INSIEME A PARIGI", con AUDREY HEPBURN e Willianm Holden.
La sua ultima apparizione sullo schermo è del 1978, nel film di David Hemmings "GIGOLO", con David Bowie, in cui canta la canzone che dà il titolo al film.

Ritiratasi a Parigi in una casa museo, ricolma di effetti personali (portasigarette decorati, scarpe, cappelli, valige, enormi scatole per il trucco), la diva, che a differenza della sua antica rivale, GRETA GARBO, non accetta il decadimento fisico, passa le sue giornate tormentata dalle sue fobie (è ossessionata dai germi) e dal rimorso di non essere riuscita a voler bene alla sua unica figlia, Maria.
Invecchia malissimo, continua a truccarsi e pettinarsi in modo vistoso, fuma moltissime sigarette al giono, si impone ferree diete per paura di ingrassare, non sopporta il fatto di non essere più oggetto di desiderio.

Nel 1984 l'attore Maximilian Shell, che aveva conosciuto la diva al tempo delle riprese di 'VINCITORI E VINTI', di cui era uno dei protagonisti, le dedicò un film-intervista dal titolo 'Marlene', che l'attrice accettò di girare unicamente per soldi, pretendendo di apparire solamente in filmati di repertorio: non camminava quasi più, in conseguenza della rovinosa caduta in palcoscenico (si dice dovuta all'alcol), con la quale si era procurata la frattura di una gamba.

Ha trascorso gli ultimi tredici anni della sua vita in semi immobilità, reclusa per libera scelta, nella sua casa parigina, lontana dalla vita di società, in compagnia del suo telefono, con il quale si teneva in contatto, in lunghe e ossessive conversazion, con i suoi molti amici sparsi per il mondo.
Nella sua casa-eremo aveva accumulato qualcosa come 300 mila testimonianze della sua vita e della sua carriera, fra lettere, diari, documenti, ricordi, che la municipalità di Berlino, la città che ella coraggiosamente aveva ripudiato ai tempi del nazismo, ha acquistato alla sua morte per la cifra di 9 milioni di marchi.
Testimonianza eccezionale della sua vita resta la biografia scritta dalla figlia, Maria Riva, pubblicata postuma, dalla quale emerge il ritratto di una donna forte, appassionata, melodrammatica, ma anche profondamente egoista, anche negli affetti più cari (come quello con la stessa figlia, Maria), che seppe incarnare alla perfezione, e fino alla fine, un divismo ormai perduto.
E' morta a Parigi, per un infarto che l'ha colpita nel sonno, la notte del 6 maggio 1992... ma forse non è morta affatto.

FILMOGRAFIA

1919 - Im Schatten des Glucks regia di Jacob e Luise Fleck
1922 - So Sind die Manner regia di Georg Jacoby
1923 - Tragodie der Liebe regia di Joe May
1923 - Der Mensch am Wege regia di William Dieterle
1924 - Der Monch von Santarem regia di Lothar Mendes
1924 - Der Sprung ins Leben regia di Johannes Guter
1925 - Der Tanzer meiner Frau regia di Alexander Korda
1926 - Manon Lescaut regia di Arthur Robison
1926 - Kopf hoch, Charly! regia di Willi Wolff
1926 - Der Juxbaron regia di Willi Wolff
1926 - Madame wunscht keine Kinder (non accreditata) regia di Alexander Korda
1927 - Sein gosster Bluff regia di Henrik Galeen e Harry Piel
1927 - Cafe Elektrik regia di Gustav Ucicky
1927 - Eine Dubarry von heute regia di Alexander Korda
1928 - Prinzessin Olala regia di Robert Land
1929 - Il bacillo dell'amore regia di Rober Land
1929 - Gefahren der Brautzeit regia di Fred Sauer
1929 - Enigma regia di Curtis Bernhardt
1929 - La nave degli uomini perduti regia di Maurice Tourneur
1933 - Il cantico dei cantici regia di Rouben Mamoulian
1935 - The Fashion Side of Hollywood regia di Josef von Sternberg
1935 - Capriccio spagnolo regia di Josef von Sternberg
1936 - Ho amato un soldato regia di Henry Hathaway
1936 - Desiderio regia di Frank Borzage
1936 - Il giardino di Allah - Anime nel deserto regia di Richard Boleslawski
1937 - La contessa Alessandra regia di Jacques Feyder
1937 - Angelo regia di Ernst Lubitsch
1939 - Partita d'azzardo regia di George Marshall
1940 - La taverna dei sette peccati regia di Tay Garnett
1941 - L'ammaliatrice regia di René Clair
1941 - Fulminati regia di Raoul Walsh
1942 - La signora acconsente regia di Mitchell Leisen
1942 - I cacciatori dell'oro regia di Ray Enright
1942 - La febbre dell'oro nero regia di Lewis Seiler
1944 - La nave della morte regia di A. Edward Sutherland
1944 - Kismet regia di William Dieterle
1946 - Turbine d'amore regia di Georges Lacombe
1947 - Amore di zingara regia di Mitchell Leisen
1949 - Jigsaw (non accreditata) regia di Fletcher Markle
1951 - Il viaggio indimenticabile regia di Henry Koster
1956 - Montecarlo regia di Sam Taylor e Giulio Macchi
1958 - Das kommt nicht wieder regia di Martin Ulner
1958 - Das gab's nur einmal regia di Geza von Bolvary
1964 - Insieme a Parigi (non accreditata) regia di Richard Quine
1965 - Obyknovennyj fashizm regia di Mikhail Romm
1977 - That's Action regia di G. David Schine
1979 - Gigolò regia di David Hemmings
1930 - MAROCCO regia di Josef Von Sternberg
1930 - L'ANGELO AZZURRO regia di Josef von Sternberg
1931 - DISONORATA regia di Josef Von Sternberg
1932 - VENERE BIONDA regia di Josef Von Sternberg
1932 - SHANGHAI EXPRESS regia di Josef von Sternberg
1934 - L'IMPERATRICE CATERINA regia di Josef von Sternberg
1935 - CAPRICCIO SPAGNOLO regia di Josef Von Sternberg
1936 - DESIDERIO (1936) regia di Frank Borzage
1937 - ANGELO regia di Ernst Lubitsch
1937 - L'ULTIMO TRENO DA MOSCA regia di Jacques Feyder
1940 - LA TAVERNA DEI SETTE PECCATI regia di Tay Garnett
1941 - L'AMMALIATRICE regia di René Clair
1942 - I CACCIATORI DELL'ORO regia di Ray Enright
1939 - PARTITA D'AZZARDO regia di George Marshall
1948 - SCANDALO INTERNAZIONALE regia di Billy Wilder
1950 - PAURA IN PALCOSCENICO regia di Alfred Hitchcock
1951 - IL VIAGGIO INDIMENTICABILE regia di Henry Koster
1952 - RANCHO NOTORIUS regia di Fritz Lang
1956 - IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI regia di Michael Anderson
1957 - MONTECARLO (1957) regia di Sam Taylor, Giulio Macchi
1957 - TESTIMONE D'ACCUSA regia di Billy Wilder
1958 - L'INFERNALE QUINLAN regia di Orson Welles
1961 - VINCITORI E VINTI regia di Stanley Kramer
1979 - GIGOLO' regia di David Hemmings

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Biografia a cura di Mimmot - ultimo aggiornamento 24/04/2006

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